UNSETTLED

di Tom Shepard, USA 2019, 82’

 

Unsettled racconta le storie di richiedenti asilo e rifugiati LGBTQ fuggiti da persecuzioni e discriminazioni dai loro Paesi di origine e approdati negli Stati Uniti. Sono tutti sbarcati nella presunta “mecca gay” di San Francisco, eppure anche qui costruirsi una nuova vita è un’impresa molto difficile. Mentre l’amministrazione Trump in America continua a ostacolare gli immigrati e a ridurre drasticamente il flusso di richiedenti asilo, questo documentario fa luce su un gruppo di cui pochi sanno. Quali sono i costi sociali e personali che questi immigrati pagano per affermare la propria identità? E cosa fa la società civile americana per conoscerli e aiutarli?

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Documentario disponibile online da martedì 3 ore 21:00 a giovedì 5 novembre ore 24:00 su festivalscope.com/limitato a 400 posti virtuali

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Diretta Facebook: Giovedì 5  novembre ore 17.30

con Dany Carnassale (Università Cà Foscari di Venezia) e Jonathan Mastellari (presidente IAM)

“Un altro sguardo. Migrazioni forzate e identità LGBTQI”

Il tema delle migrazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e/o all’identità di genere è ancora poco conosciuto. Comunemente, nell’occuparsi di questo vasto argomento, è spesso data rilevanza alla differente situazione a livello geo-politico, mostrando come vi siano Paesi che presentano legislazioni favorevoli nei confronti delle persone LGBTQI, mentre altri Paesi presentano leggi criminalizzanti che creano le condizioni per migrazioni c.d. “forzate” e varie forme di stigmatizzazione sociale (Carnassale 2020).
Pur non esistendo dati ufficiali a riguardo, si tratta di un fenomeno sempre più visibile e consistente, che interroga profondamente sia la ricerca scientifica, sia le politiche e le azioni di supporto predisposte e attualmente in essere.
Nella letteratura scientifica, l’approccio gender-sensitive allo studio delle migrazioni (Mahler, Pessar 2003) soltanto di recente ha iniziato a volgere l’attenzione alle traiettorie, alle esperienze e le specificità delle forme di mobilità messe in atto dalle persone LGBTQI (Carnassale 2013).
Sul versante delle associazioni e delle realtà del terzo settore, non sono mancate negli ultimi anni iniziative di sensibilizzazione, che hanno portato ad una maggiore consapevolezza rispetto ai bisogni, alle aspettative e ai desideri portati da migranti LGBTQI, in particolare coloro che passano attraverso le procedure di asilo e che, dunque, avanzano richieste di protezione internazionale.
Il tema discusso nel seminario mostra da un lato le sfide poste alle teorie e alle politiche – che spesso immaginano le forme di mobilità in senso principalmente eteronormativo – dall’altro quelle affrontate da chi lavora nelle procedure di accoglienza e nelle associazioni del terzo settore, che ricordano l’importanza della cooperazione tra realtà presenti nei Paesi di origine e nei Paesi riceventi, nonché il ruolo della formazione per chi lavora a contatto con persone migranti sul versante legale e socio- sanitario.
Su entrambi i fronti, un grande potenziale proviene dall’etnografia delle migrazioni (Capello, Cingolani, Vietti 2014) e delle istituzioni (Sòrgoni 2011), nonché da percorsi di ricerca che esplorano e interrogano le politiche di governance in rapporto ai generi e alle sessualità (Pinelli 2019; Ciabarri 2020).

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